La trasfigurazione luministica del paesaggio

Pittore di chiara fama, Pietro Camozzi s'č imposto all'attenzione della critica italiana e straniera per la sua magistrale bravura, la serietą professionale, l'impegno continuo e la dedizione all'arte.

Tra naturalismo ed impressionismo lombardo-veneto la sua pittura ha il dono di fagocitare l'attimo fuggente, il guizzo immortale della luce, la capacitą di eternare il raggio corpuscolare in un incanto fabulistico.

La serie dei soggetti ch'egli dedica ai paesaggi Trentini, scaturisce da una serie di immagini trasognanti, in cui l'olivete sul lago di Garda dai tronchi macerati che sembrano colloquiare con l'assoluto; i capanni sotto la neve in riva ad un laghetto alpino, sornioni ed estatici; i rustici nella boscaglia ammantati di mistero; le selve che s'innervano attorno ad un villaggio montano ai piedi d'un lago: secemono la poetica d'altri tempi, allorché la tradizione legata ai lagunari aveva acceso tramonti ed aperture paesistiche d'un mistico inno alla natura.

Ma la piacevolezza dell'opera di Pietro Camozzi si accentra nella dissolvenza, nella gradualitą dei toni, nell'accordo tra prospettiva aerea e legge delle ombre, in una continua sollecitazione della "drammaturgia del paesaggio" che scaturisce evidente nell'intrico dei rami, nelle verzure sparse con punte di verdini in superfģcie; nella celebrazione pantelstica delle "Esperidi": il diffuso "luminismo" rosso del tramonto che trasfigura le nuvole e conferisce all'ambiente un'atmosfera idilliaca e meravigliosa.

Smagliante Venezia di luci e di colori, la regina dell'Adriatico č colta in un momento di quiete, in cui la quintessenza del raggio solare pare rapire gondole, il palazzo Ducale, cielo e mare, in una mitica trascolorante estasi.

C'č in questa ebbrezza di colori, una continua felice "ascendenza leonardesca" che unisce Pietro Camozzi al maestro di tutti i tempi per l'uso dello sfumato, l'espressivitą dell'aria, che pare conferire ai muri antichi un dolce "gaudio neo-romantico ".

In tutta la vasta produzione "camozziana", dagli olii ai pastelli, dalle sanguigne alle serigrafģe, alle litografģe, alle opere su argento, compare appieno la grazia, la signorilitą dell'artista, il gusto per l'impaginazione ed il taglio dell'opera, l'elegia dell'ardore creativo.

Tradizioni Trentine "Vendemmia" (olio su tela, cm. 80 x 120) mostra appieno le capacitą del pittore, in cui l'afflato dell'uva pare traboccare tanto da seppellire, metaforicamente, una graziosa fanciulla che divora acini, sgranando gli occhi dalla gioia.

Taluni paesaggi che s'aprono, alla selva, alla palude, alle vicissitudini delle acque lacustri, entrano nel vivo delle mille essenze del creato, in cui l'artista idealmente si ricollega ai grandi "paesisti" per la vibrazione potenziale delle cromie: l'uso della graduazione dei verdi, il gioco sottile del famoso dito d'aria impressionistico, la sospensione catartica della rugiada, del vapore acqueo, della zolla fumigante, ed un certo colore ambrato che da all'opera una patina d'antico, conferiscono all'opera il senso mitopoietico dei rosa atmosferici dal risvolto madreperlaceo.

Risaltano poi vasi opimi di fiori che fanno l'apologią della Primavera, e, rientrano in quel tripudio floreale-coloristico celebrato dalla scuola napoletana del Seicento.

Pietro Camozzi non finisce mai di stupire per le sue ardite innovazioni pittoriche: č un artista degno di menzione, e le sue opere, che formano il vanto di collezioni pubbliche e private, arricchiscono ora Musei e Pinacoteche.



Antonino De Bono