Un colorismo meditato e complesso
Un caldo impasto cromatico e una vibrante plasticità si ritrovano nelle opere di Camozzi:
trasfigurate da una libera interpretazione: il soggetto risulta quasi offuscato dall'accesa
luminosità dello sguardo su trepidi fondi evanescenti. Il colore impegna l'artista in note che
lo esaltano di vaporosità e d'intensità cromatiche; la luce e la magia del tono sono alla base di questa
pittura simile a un'onda sonora in cui si fondono le voci. Il "colorismo è meditato e complesso"; a poco
a poco Camozzi perviene alle più sottili armonie cromatiche con i riflessi del blu sul rosa e qualche
accento violetto che ne scaturisce, mentre la luce raggiunta dal fondo sembra dissolvere i limiti
dell'ambiente; i colori erompono come un'onda intensa a far corpo alle figure sommergendole
nell'atmosfera dell'ambiente, nel caldo palpito della luce; procede osservando e scrutando le cose come
blocchi, come masse rilevate, circonfuse dall'aria dell'ambiente e governate dalle leggi del colorismo
che determina i volumi, le consistenze della materia e gli allontanamenti tra una cosa e l'altra.
La ricostruzione della genesi espressiva di Pietro Camozzi parte dall'intuizione irrazionale della
realtà, passa attraverso la fase razionale d'una pittura prossima alla poesia visiva per scendere nel
profondo dei segreti materici. Dalle ombreggiate pieghe delle cattedrali dolomitiche Camozzi riceve le
sue idee compositive. E' pittore istintivo ma che ama soprattutto la sincerità.
Non dice mai: "io sono o io voglio essere" dice semmai: "voglio dipingere perché nella pittura
mi sento legato alla vita, alla terra che mi ha visto nascere e di ciò m'imbevo con gioia senza
preoccuparmi di diventare o meno un uomo d'arte". E io aggiungo che molti uomini d'arte hanno
iniziato così, nell'amore per le cose e nell'umiltà della vita.
Walter Visioli
Una rosa per Giovanni Boldini
Pietro Camozzi, pittore tumultuoso e romantico, ama Giovanni Boldini, il grande maestro di
Ferrara, e sente di vivere come Lui, libero e scanzonato; dipinge di tutto, crea ed interpreta
con vigore e sicurezza come preso da satanico fervore. Se invece che esser trentino, Camozzi
fosse nato a Parigi, sarebbe diventato un vero " boulevardier" impenitente.
In quest'anno 1995, in occasione del Concorso Nazionale "La Contea di Formio", la Giuria ha
assegnato a Lui il Premio "Giovanni Boldini".
Emozionato e applaudito, Camozzi ha espresso alla Giuria ed al pubblico la sua felicità per
l'onore di un riconoscimento non solo prestigioso ma dedicato a Boldini, il maestro da lui amato ed
ammirato; per l'occasione ha annunciato che la sua miglior prova di gratitudine l'avrebbe dimostrata
portando "una'rosa" sulla tomba che raccoglie le spoglie del Maestro, nella Certosa di Ferrara.
Gli argomenti di Camozzi sono turistico-sentimentali quali possono essere la nostalgia per
luoghi ammirati durante viaggi e scampagnate e il desiderio di prolungare quel piacere ponendosi di
fronte alle visioni di quei luoghi tradotte in pittura. C'è nella vita e nell'opera di Pietro Camozzi una
dimensione umana ancorata al "fare" quotidiano, equilibrato, senza inquietudini e senza violenze, con
una linea costante di azioni serene, semplici e oneste.
La sua straordinaria maestria nel cogliere con la sicurezza del segno la fugacità o la
consistenza d'un aspetto del vero, ormai gli si configura sempre più assicurata dall'autorità del proprio
accento stilistico e perciò sempre più in opposizione a quella facilità, che fa tutt'uno con l'abilità del
mestiere e che rimane sorda alle motivazioni ideali.
Plein Air: aria aperta, pienezza, verginità della luce naturale. Questo principio, che richiama al
tempo stesso una aspirazione ideale e un metodo di lavoro, sta alla base della poetica arte del pittore
Pietro Camozzi.
In lui è innanzitutto ammirabile l'onestà, la buona fede, la coerenza pittorica e la tenace
continuità produttiva.
Walter Visioli
Spettacoli offerti dalla natura
Come George Eliot nel suo "II mulino sulla Floss", Pietro Camozzi, romantico pittore trentino,
così sente le cose e si esprime nei suoi sogni pittorici intrisi di sottile poesia:
"... Il bosco per cui io passeggio in questa mite giornata di maggio col giovane fogliame giallo-bruno
delle guercie tra me ed il ciclo azzurro, i bianchi anemoni e la veronica occhicerula e l'edera serpeggiante ai
miei piedi: qual ciuffo di palme dei tropici, quali esotiche felci, quali splendidi fiori dalle grandi corolle
potrebbero far vibrare entro di me così profonde e delicate fibre come queste vedute domestiche? Questi fiori
familiari, questi indimenticabili canti d'uccelli, questo deh con le sue volubili ore di purezza, questi campi
solcati ed erbosi, ciascuno con una sua figura segnalagli dal capriccio delle siepi: tali cose sono il linguaggio
materno della nostra immaginazione, il linguaggio rimasto in noi con tutte le sottili, inestricabili associazioni
che le fuggitive ore dell'infanzia si sono lasciate dietro di loro. La nostra delizia per questo sole che ride oggi
sopra le alte erbe non sarebbe nulla più che una languida sensazione delle nostre anime stanche, se non ci
fossero stati quel rider di sole e quell'erba degli anni lontani, che ancora vivono in noi, e trasformano la nostra
sensazione in amore...".
Di lui e della pittura, ebbi a scrivere altre volte e non potrei oggi che tornare a dime un gran
bene. Ho voluto abbinare alle mie parole quelle che mi sono risultate più adatte a rappresentare la
sensibilità poetica di Camozzi e devo dire grazie a George Eliot che da tanto lontano nel tempo m'è
venuto in aiuto.
Walter Visioli
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