Pittura coerentemente "camozziano"

Paesaggista profondamente legato alla tradizione, Pietro Camozzi è stato definito come autore di una pittura paesistica in stato di sublimità" ed ancora di una "pittura leggibile di aperta e quotidiana confidenza", infine come autore di una "pittura fatta di espressione e di emotività". Tre modi differenti per sottolineare una grande passione, onesta e di slancio per la natura e tutte quelle sue componenti che concorrono a fare di questo artista una delle firme più note del Trentino.

E' infatti la sua terra a volte così "aspra" sotto la pressione della neve che cade copiosa, a volte così "tenera" con i sottoboschi e le mezzetinte primaverili, ma sempre così affascinante, con le montagne che la circondano - che si vede sempre incombente, ispiratrice di un'opera pittorica che ha per caratteristica proprio e in primo luogo la descrizione del paesaggio. La qualità del colore è così delicata, posta con tanto equilibrio cromatico che tocca la più alta poesia. Pare un luogo comune, eppure è vero che chi ama le grandi vette ama i toni più lievi. Certi alberi innevati, come certe fioriture primaverili di campi ricchi di promesse, narrano non solo del profondo amore che questo artista nutre per la natura, ma anche del lungo lavoro di analisi che ne ha fatto, cogliendone ogni possibile sfumatura cromatica. Parlavamo di pittura paesistica in stato di "sublimità", la definizione è di Mario Portalupi,
"... pittura coerentemente camozziano ..."'.

Portalupi nel presentare l'opera di Pietro Camozzi, ha sentito la necessità di sottolineare come pittoricamente questo artista ha una sua immediatezza d'espressione, raccogliendo l'immagine e portandola vicino all'occhio di chi guarda i suoi dipinti, addirittura con un "tratteggio" di pennello che trasforma i prati in fittissime coltri erbose sotto luce attutila, sotto luce crepuscolare venata di roseo, sotto luce invernale grigia e nevosa. E più oltre il critico milanese continua: C'è una soffùsione di toni, in queste pitture, che pare collocarsi - tecnicamente parlando - molto vicino al processo della pittura sfumata. E' la conseguenza dipinta dell'alitare umido dei boschetti, delle rive, dei boschi, un rifiatare assai legato al "tremulo" atmosferico proprio dello stato di sublimità del tipo "pittorico coerentemente camozziano", quanto a indirizzo istruttivo e a carattere della ideazione.

Si tratta di soggetti - continua Portalupi - che anni fa sarebbe stato difficile presentare ad un certo pubblico, tanto le immagini uscite da queste fonti di pittura sarebbero state considerate eretiche, nel discreto disinteresse di allora più predicato - forse - che sentito, per tutto ciò che volgesse agli spettacoli offerti dalla natura: l'astratto teneva il campo. Oggi no. L'uomo è ritornato all'ambito naturale (quando, ahimè, la natura è stata violentata, corrotta) senza alcun fatto mercantile che fosse arbitro determinante. E cogliamo questa indicazione di coerenza, fatta da Portalupi, per aggiungere che Camozzi non si discosta mai dal sentimento che lo ispira, non dipinge per committenza, ma per amore, portando sulla tela, ad olio, l'intero suo mondo fatto di baite, di boschi, ma anche di pallidi fiori di campo raccolti in vaso.

Luciano Bertacchini, che da la seconda definizione di questa pittura: "leggibile di aperta e quotidiana confidenza", appunto ne descrive il mondo raffigurato: ... cieli, alberi, prati che non sono aggrediti ma, piuttosto sognati, rive erbose, accoglienti specchi d'acqua intravisti, paesi dissolti da luci serali o mattutine, un fluire di messi, di canneti leggeri, incontaminati dall'uomo e, l'uomo, presente, se si vuole, nei palpiti, nei sentimenti di una devota, silenziosa attesa... brume, evanescenze, vaporosità atmosferiche, appaiono come colloqui di una natura amica, dove il pittore Camozzi, potrà continuare a far proprie le ricerche di un naturale ed insieme struggente percorso emotivo...

Emotività che però non gli prende la mano fino al punto da riidume la concretezza creativa Infatti Pietro Camozzi resta un pittore del vero, anche quando sogna, anche quando le sue tele sono intrise di poesia o di malinconia. Una pittura fatta di emotività, ma anche di forza creativa.

Appunto Vincenzo Castelli conia la terza definizione di questa pittura definendola, come dicevamo, "pittura fatta di espressione e di emotività...". In un esemplare testo di Castelli a questo proposito, tra l'altro, si legge: nei paesaggi del pittore Camozzi, piani, volumi e spazi si armonizzano nel ritmo di una dinamica poetica che dona all'osservatore un'emozione immediata, nel recepire i valori contenutistici e compositivi; oggi l'artista è tra i pittori paesaggistici di quest'ultima generazione, in quanto ha saputo continuare una sana tradizione figurativa, senza nulla concedere al gratuito sperimentalismo, convinto che il concetto del bello è l'espressione della vita di tutti i giorni.

Approfondendo il discorso sul colore, Walter Visioli aggiunge: "...Il colorismo è meditato e complesso... "; a poco a poco Camozzi perviene alle più sottili armonie cromatiche con i riflessi del blu sul rosa e qualche accento violetto che ne scaturisce, mentre la luce raggiunta dal fondo sembra dissolvere i limiti dell'ambiente; i colori erompono come un'onda intensa a far corpo alle figure sommergendole nell'atmosfera dell'ambiente, nel caldo palpito della luce; procede osservando e scrutando le cose come blocchi, come masse rilevate, circonfuse dall'aria dell'ambiente e governate dalle leggi del colorismo che determina i volumi, le consistenze della materia e gli allontanamenti tra una cosa e l'altra. La ricostruzione della genesi espressiva di Pietro Camozzi parte dall'intuizione irrazionale della realtà, passa attraverso la fase razionale di una pittura prossima alla poesia visiva per scendere nel profondo dei segreti materici. Dalle ombreggiate pieghe delle cattedrali dolomitiche Camozzi riceve le sue idee compositive. E' pittore istintivo ma ama soprattutto la sincerità.

E concludiamo con le parole di un prestigioso giornalista. Aldo Locateli!: "...Pittura di linea figurativa ortodossa...", di un colore cromatico che ci riporta ai grandi dell'arte; vibrazioni sensibilissime date da un nascosto movimento delle cose che sembrano vivere attraverso "irreale luminosità che soltanto l'alba può dare. Una nebbia romantica avviluppa i suoi alberi colorati di verde tenero su pendii di monti dove la coltre d'erba si stende gloriosa; alberi ancora sulle rive di laghi di cui il Trentino è ricco, messi bionde pronte al taglio, canneti su rive d'acque placide e lucenti e boschi luminosi e cupi con tagli d'ombra perfetti saturi di emozione. Visioni immediate che fissandole sembrano svanire e trasformarsi in dissolvenze incrociate...

Ecco cosa mi ha fatto "sentire" la visita fatta a Pietro Camozzi nella sua Trento dove dipinge e prepara opere per mostre di importanza artistica. Lo studio arroccato su un pendio di monte, lontano dalla città è pieno di quadri; in ogni dove alberi, cime di monti innevate, fiori stesi su prati smeraldini, boschi visti da ogni punto dentro e fuori, acque placide, quasi stagnanti, che però vivono, messi e canneti colorati dal biondo del sole. Il tutto è una realtà, cose e quadri che rivedo uscendo all'aperto e guardando dalla finestra verso le valli, i prati, i laghi lontani, le cime luminose, il sole glorioso.

Ma la magia di Pietro Camozzi è l'atmosfera che sa creare in questa realtà perfetta che natura da: un tocco delicato, incantato, una vaporosità, una evanescenza che fa illanguidire. Niente di arzigogolato, di complicato, una freschezza pittorica che glorifica la natura e ci dona a piene mani il piacere di guardare e ammirare le bellezze di questo mondo che pare sia stato dimenticato dall'incombere della civiltà del cemento.



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