Pittura coerentemente "camozziano"

..... c'è una soffusione di toni, in questa pittura sotto luce attutila, sotto luce crepuscolare venata di roseo, sotto luce invernale grigia e nevosa. Egli è vero personaggio operante con fedeltà alla sua campagna, trascrittore in chiave di lirici accenti delle visioni di sublimità del tipo pittorico coerentemente camozziano, quanto a indirizzo istruttivo e a carattere della ideazione... Paesaggista profondamente legato alla tradizione, Pietro Camozzi è stato definito come autore di una pittura paesistica in stato di sublimità.

Quando, nei tempi mitici, le dee, le semidee boscherecce uscivano dai folti arborei per tuffarsi nei corsi d'acqua, nude d'una nudità più logica delle odierne, i boschi, i fiumi, le macchie d'alberi, le erbe alte divennero per diritto di cose oggetto di narrazione: e più tardi, con pittori sensibili ai luoghi nei quali si è creduto stesse ad agio suo il dio Pane, quelle aree verdi e umide divennero motivo d'interpretazione, passando dalla poesia naturale loro alla poesia dipinta.

Ed ecco che nel gruppo dei pittori a intenderci boscherecci, come in antico le ninfe Driadi e Amaridi, si fa avanti il pittore Camozzi, trentino, a cui gli alberi, le erbe, i casolar! a mezzo nascosti nel mondo vegetale sono "scene" consuete entro le valli sue che s'estendono nell'ambiente alpino al di là di Trento.

Pittoricamente, questo artista ha una sua immediatezza d'espressione, raccogliendo l'immagine e portandola vicino all'occhio di chi guarda i suoi dipinti, addirittura con un tratteggio di pennello che trasforma i prati in fittissime coltri erbose sotto luce attutila, sotto luce crepuscolare venata di roseo, sotto luce invernale grigia e nevosa.

Egli è vero "personaggio" operante con fedeltà, di fronte alla sua campagna, si guardi a titolo di esempio il "Paesaggio Lago di Caldonazzo", trascrittore in chiave di lirici accenti delle visioni stagionali di quel regno di natura, nel quale l'unica voce, ci s'immagina, è quella che potrebbe sorgere da un momento all'altro se si alzasse il vento urtando nelle fronde e frustando le interminabili estensioni di fili d'erbe.

C'è una soffusione di toni, in queste pitture, che pare collocarsi - tecnicamente parlando - molto vicino al processo della pittura sfumata.

E' la conseguenza dipinta dell'alitare umido dei boschetti, delle rive, dei boschi, un rifiatare assai legato, al "tremulo" atmosferico proprio dello stato di sublimità del tipo "... pittorico coerentemente camozziano ...", quanto a indirizzo struttivo e a carattere della ideazione.

Si tratta di soggetti che anni fa sarebbe stato difficile presentare a un certo pubblico, tanto le immagini uscite da queste fonti di pittura sarebbero state considerate eretiche, nel discreto disinteresse di allora più predicato - forse - che sentito, per tutto ciò che volgesse agli spettacoli offerti dalla natura: l'astratto teneva il campo.

Oggi no. L'uomo è ritornato all'ambito naturale (quando, ahimè, la natura è stata violentata, corrotta) senza alcuna sollecitazione da parte di teoriche, senza alcun fatto mercantile che fosse arbitro determinante.

La pittura ha ritrovato nell'ambito naturale i suoi dettati, specie se (come capita all'artista di cui si sta parlando) dalla selva, dai campi coltivati e nutriti solo dall'aria, dall'acqua, dal sole esso si esprime senza timori d'equivoci con senso selvatico, con un richiamo alla primordialità terrestre come senza dubbio fanno sentire le pagine paesistiche di Pietro Camozzi, per le quali cose l'artista deve avere un animo adduttivo particolare.



Mario Portalupi